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Archivio della Famiglia Bossi Fedrigotti
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Type
Fondo archivistico
Custodian
Biblioteca Civica Tartarotti
Length
15 metri lineari
Abstract
L'archivio della famiglia Bossi Fedrigotti è un archivio di famiglia con un cospicuo complesso di documenti, prodotti dai suoi componenti o arrivati per lascito o per acquisizione in virtù della complessa e lunga storia del casato. Esso infatti
comprende carte relative alle attività commerciali, economiche, di gestione del patrimonio familiare da parte dei singoli esponenti di cui pure si attestano gli specifici interessi professionali, culturali e spirituali. Si segnala come diversa documentazione sia in lingua tedesca.
comprende carte relative alle attività commerciali, economiche, di gestione del patrimonio familiare da parte dei singoli esponenti di cui pure si attestano gli specifici interessi professionali, culturali e spirituali. Si segnala come diversa documentazione sia in lingua tedesca.
Extent
87 buste (fascicoli, pergamene, registri, volumi, fotografie), 86 registri;
History
L'archivio della famiglia Bossi Fedrigotti conservato dai vari membri della casata nel corso degli anni, venne riordinato da don Carlo Mutinelli, “archiviario”(1) nel 1887 su incarico della stessa famiglia. Di questo ordinamento non vi è strumento descrittivo. Successivamente, Giovanni Adami ha redatto un inventario manoscritto (datato 8 marzo 1924, d'ora in poi indicato come “inventario Adami”), corredato da un indice alfabetico generale, partendo proprio dall'ordine ottocentesco esistente e aggiungendo a questo altri fascicoli e numerazioni. In seguito, fino all'inizio degli anni Sessanta del Novecento, sono stati aggiunti fascicoli (corrispondenti ai numeri 669-677 dell'inventario Adami, ma di mano successiva a quest'ultimo), inseriti per analogia nei tomi preesistenti, aggiornando di volta in volta anche l'inventario. Questo risultava essere l'unico strumento di accesso valido, che rifletteva la situazione al momento dell'attuale riordino (fatto salva qualche incongruenza, mancanza e/o errata collocazione, dovuta al trascorrere del tempo).
Ogni unità archivistica era individuata da segnature/numerazioni di tomi, fascicoli, sottofascicoli e registri, che collocavano le unità archivistiche all'interno di una struttura rigida e storicamente ben sedimentata.
È aggregato del Superfondo Famiglia Bossi Fedrigotti di Sacco - Rovereto
L'archivio familiare era costituito da 497 fascicoli (di vario spessore), 248 registri/volumi, 5 pergamene, 3 buste, 49 mazzi. Tutta questa documentazione era conservata in 74 "tomi", cioè faldoni. Vi erano poi 4 scatole, 1 cartella di fotografie e 124 registri, conservati al di fuori dei tomi. Ogni tomo era identificato da un numero romano, dal titolo del contenuto e sul dorso era poi riportato l'elenco dei fascicoli, identificati a loro volta da un numero romano. Probabilmente questo impianto corrispondeva all'ordinamento di don Mutinelli, riorganizzato e integrato sicuramente da Fedrigo Bossi Fedrigotti (si riconosce la particolare calligrafia) e da Giovanni Adami.
Vista la storia dell’archivio, le diverse mani che vi lasciarono segno ma soprattutto a causa dell’estrema soggettività delle scelte di Adami, un’applicazione rigida del metodo storico, rischiava di trasformare l’intervento di riordino in una mera
trascrizione in AST dell’inventario Adami. Si è scelto quindi di preservare l’integrità dei singoli fascicoli (insieme naturalmente ai registri e volumi), come elementi originali dell’archivio, come unità archivistiche di base. Essi sono stati descritti con lo stesso grado di dettaglio di Adami e ne è stata riportata la segnature antica (sia dell’Adami che dei precedenti). Sono stati poi organizzati all’interno delle serie che si ispirano, ove possibile, ai raggruppamenti tematici dell'"archiviario" dei Bossi Fedrigotti, rispettando il più possibile i tomi originali. Quando essi si presentavano con argomenti estremamente generici, o non rispettati nell’ordinamento, sono sono create delle nuove serie che consentissero una organizzazione della documentazione funzionale alla ricerca e alla ricostruzione di nessi tra i pezzi stessi. Gli interventi effettuati hanno quindi dato prevalenza al valore archivistico del fascicolo rispetto alla sua collocazione all’interno dei tomi. L’obiettivo non è stato quello di snaturare l’architettura archivistica, quanto piuttosto renderla leggibile agli occhi dell’utente, portando alla luce i legami tra le unità (es. tra i registri), altrimenti difficilmente rintracciabili,
rendendo chiare le lacune e le dis/continuità nella documentazione. In sintesi dell’impianto dell’inventario Adami è stato mantenuto (ed esteso dove non presente) il minuzioso dettaglio della descrizione dei contenuti, le segnature originali, i
rimandi tra i documenti e le materie principali presenti nei tomi. I fascicoli conservati nei tomi di “Miscellanea” o nei generici “Atti ereditari”, “Cose di famiglia”, “Resoconti...” e altri senza nome sono stati ricollocati per lo più in serie specifiche per renderli consultabili, essendo il legame dato da Adami, in questi casi, molto flebile e superficiale. Si è quindi proceduto a raggruppare la documentazione relativa ai singoli membri della famiglia o alla gestione delle attività economiche in serie e sottoserie create ad hoc.
Lo stesso Adami, per diversi esponenti aveva già provveduto a creare Tomi o più fascicoli che ne raccogliessero la documentazione, oltre che occuparsi di compilare un breve profilo biografico per ciascuno.
Dal confronto con altri archivi di famiglia già inventariati è stata creata una struttura formata da 59 serie archivistiche: in testa si trovano le serie relative ai titoli e stemmi nobiliari, gli alberi genealogici, seguono le serie che raccolgono la
documentazione più legata al patrimonio economico della famiglia, quindi le cause e le controversie, le lettere di famiglia, e la documentazione propria di alcuni componenti la famiglia in ordine di nascita, seguono le serie relative alle questioni ereditarie ordinate secondo la data di morte del protagonista, quindi si trovano delle serie varie che rispecchiano i vari ambiti lavorativi della famiglia. I registri che seguono dato che, l’Adami non ha mai seguito una vera e propria strutturazione in serie, quanto piuttosto li ha elencati sommariamente alla fine del “catalogo” o raccolti in tomi generali di resoconti, bilanci ecc., sono stati organizzati in serie omogenee per tipologia: mettendo prima i registri dell'amministrazione familiare, seguiti dal consistente numero di registri riguardanti gli affittuari, poi i mastri dei capitali e altri registri contabili. Per quanto riguarda la parte contabile e di amministrazione pura l’archivista non ha approfondito la ricerca e non ha creato delle serie a riguardo, seguendo il semplice principio di avvicinare fisicamente i registri l’uno all’altro e di numerarli senza troppa cura del contenuto o della continuità delle registrazione. Quindi i registri, volumi conservati in origine all’interno dei fascicoli, sono stati estrapolati solo per completare eventuali serie già esistenti, altrimenti sono stati schedati come sottounità. Completano la struttura le serie relative alle fotografie, i materiali diversi e gli strumenti di corredo. I pezzi (fascicoli e registri) all’interno delle serie sono stati organizzati (salvo eccezioni specificate nelle introduzioni alle stesse) in ordine cronologico per facilitare la ricerca e l’individuazione di eventuali lacune documentarie.
Ogni unità archivistica era individuata da segnature/numerazioni di tomi, fascicoli, sottofascicoli e registri, che collocavano le unità archivistiche all'interno di una struttura rigida e storicamente ben sedimentata.
È aggregato del Superfondo Famiglia Bossi Fedrigotti di Sacco - Rovereto
L'archivio familiare era costituito da 497 fascicoli (di vario spessore), 248 registri/volumi, 5 pergamene, 3 buste, 49 mazzi. Tutta questa documentazione era conservata in 74 "tomi", cioè faldoni. Vi erano poi 4 scatole, 1 cartella di fotografie e 124 registri, conservati al di fuori dei tomi. Ogni tomo era identificato da un numero romano, dal titolo del contenuto e sul dorso era poi riportato l'elenco dei fascicoli, identificati a loro volta da un numero romano. Probabilmente questo impianto corrispondeva all'ordinamento di don Mutinelli, riorganizzato e integrato sicuramente da Fedrigo Bossi Fedrigotti (si riconosce la particolare calligrafia) e da Giovanni Adami.
Vista la storia dell’archivio, le diverse mani che vi lasciarono segno ma soprattutto a causa dell’estrema soggettività delle scelte di Adami, un’applicazione rigida del metodo storico, rischiava di trasformare l’intervento di riordino in una mera
trascrizione in AST dell’inventario Adami. Si è scelto quindi di preservare l’integrità dei singoli fascicoli (insieme naturalmente ai registri e volumi), come elementi originali dell’archivio, come unità archivistiche di base. Essi sono stati descritti con lo stesso grado di dettaglio di Adami e ne è stata riportata la segnature antica (sia dell’Adami che dei precedenti). Sono stati poi organizzati all’interno delle serie che si ispirano, ove possibile, ai raggruppamenti tematici dell'"archiviario" dei Bossi Fedrigotti, rispettando il più possibile i tomi originali. Quando essi si presentavano con argomenti estremamente generici, o non rispettati nell’ordinamento, sono sono create delle nuove serie che consentissero una organizzazione della documentazione funzionale alla ricerca e alla ricostruzione di nessi tra i pezzi stessi. Gli interventi effettuati hanno quindi dato prevalenza al valore archivistico del fascicolo rispetto alla sua collocazione all’interno dei tomi. L’obiettivo non è stato quello di snaturare l’architettura archivistica, quanto piuttosto renderla leggibile agli occhi dell’utente, portando alla luce i legami tra le unità (es. tra i registri), altrimenti difficilmente rintracciabili,
rendendo chiare le lacune e le dis/continuità nella documentazione. In sintesi dell’impianto dell’inventario Adami è stato mantenuto (ed esteso dove non presente) il minuzioso dettaglio della descrizione dei contenuti, le segnature originali, i
rimandi tra i documenti e le materie principali presenti nei tomi. I fascicoli conservati nei tomi di “Miscellanea” o nei generici “Atti ereditari”, “Cose di famiglia”, “Resoconti...” e altri senza nome sono stati ricollocati per lo più in serie specifiche per renderli consultabili, essendo il legame dato da Adami, in questi casi, molto flebile e superficiale. Si è quindi proceduto a raggruppare la documentazione relativa ai singoli membri della famiglia o alla gestione delle attività economiche in serie e sottoserie create ad hoc.
Lo stesso Adami, per diversi esponenti aveva già provveduto a creare Tomi o più fascicoli che ne raccogliessero la documentazione, oltre che occuparsi di compilare un breve profilo biografico per ciascuno.
Dal confronto con altri archivi di famiglia già inventariati è stata creata una struttura formata da 59 serie archivistiche: in testa si trovano le serie relative ai titoli e stemmi nobiliari, gli alberi genealogici, seguono le serie che raccolgono la
documentazione più legata al patrimonio economico della famiglia, quindi le cause e le controversie, le lettere di famiglia, e la documentazione propria di alcuni componenti la famiglia in ordine di nascita, seguono le serie relative alle questioni ereditarie ordinate secondo la data di morte del protagonista, quindi si trovano delle serie varie che rispecchiano i vari ambiti lavorativi della famiglia. I registri che seguono dato che, l’Adami non ha mai seguito una vera e propria strutturazione in serie, quanto piuttosto li ha elencati sommariamente alla fine del “catalogo” o raccolti in tomi generali di resoconti, bilanci ecc., sono stati organizzati in serie omogenee per tipologia: mettendo prima i registri dell'amministrazione familiare, seguiti dal consistente numero di registri riguardanti gli affittuari, poi i mastri dei capitali e altri registri contabili. Per quanto riguarda la parte contabile e di amministrazione pura l’archivista non ha approfondito la ricerca e non ha creato delle serie a riguardo, seguendo il semplice principio di avvicinare fisicamente i registri l’uno all’altro e di numerarli senza troppa cura del contenuto o della continuità delle registrazione. Quindi i registri, volumi conservati in origine all’interno dei fascicoli, sono stati estrapolati solo per completare eventuali serie già esistenti, altrimenti sono stati schedati come sottounità. Completano la struttura le serie relative alle fotografie, i materiali diversi e gli strumenti di corredo. I pezzi (fascicoli e registri) all’interno delle serie sono stati organizzati (salvo eccezioni specificate nelle introduzioni alle stesse) in ordine cronologico per facilitare la ricerca e l’individuazione di eventuali lacune documentarie.
Language
Tedesco
Preservation
buono